mercoledì 11 novembre 2009

Il trionfo della cultura

Settembre è il mese più bello dell’anno.
Estate e autunno si sfiorano, i colori si addolciscono, la natura ritrova pacatezza e serenità dopo l’esplosione di luce e di sole, le giornate si accorciano, la ragione riprende il sopravvento sulla fantasia.
Prevale tuttavia l’umore e l’inquietudine di rientrare nella scena del vivere quotidiano.
Il ritorno ai miei luoghi sia pure dopo le vacanze è commozione che mi tocca nel profondo.
Mi sciolgo dentro quando sull’autostrada intravedo Brunate da lontanissimo, intruppato sulla mia vecchia carretta piena di mozzarelle freschissime di quelle che si sciolgono in bocca come usano dire nel Salento, vini profumati di terra rossa, olio che più puro e stravergine non c’è, olive appena colte, pomodori freschissimi.
Il mio cuore è tutto con quel grande che ha scritto “il viaggio più bello è quello del ritorno a casa”, eppure non ho animo adesso di raccontare storie di casa mia.
E allora addormento la ragione e il calendario e mi tuffo nel ricordo di una serata estiva in una bellissima cittadina in quel del Salento.
Eccone la cronaca quasi fedele.
“Il trionfo della cultura” mi sembra il titolo più appropriato a questa storia quasi vera davvero.

La via principale che attraversa il paese si allarga, diventa piazza, rende omaggio ad un antico palazzo, l’antica dignità non ancora scalfita dai secoli.
Di fronte ad esso, forse per sfruttarne il fascino, un palco, il pavimento di legno, tubi di ferro a sostenerlo.
Attorno luci colorate ed altoparlanti petulanti ad offendere gli occhi e disturbare i timpani.
Stasera spettacolo.
Cultura.
Balli e canti brasiliani per la gioia dello spirito e il piacere della vista per chi non ha voluto, o potuto, lasciare il paese per le tonificanti acque del salatissimo mare Jonio.
E’ un regalo alla cittadinanza da parte di chi gestisce la cosa pubblica.
Strade dissestate, scuole malandate, servizi carenti, possono aspettare.
La piazza già affollata.
Uomini, donne, bambini, la sedia portata da casa, in attesa.
Le luci già accese, le ultime prove degli altoparlanti.
Vai e vieni di artisti e assessori, un attimo di luce ad illuminarli e poi il buio improvviso, forse non a caso.
Un bambino piange, vuole il gelato.
Una vecchina si è addormentata, quando si comincia?
Un gruppo di giovani fa schiamazzi.
Un signore in cravatta li zittisce.
“Ssst… sta arrivando la Cultura!”
Il prete, dal portone della chiesa, scuote il capo rassegnato.
I circoli cittadini aperti, gli ex allineati, emblemi e medaglie bene in vista.
Finestre e balconi affollati.
C’è anche Cosimino, un gagliardo novantenne, su quel balcone là in alto vicino all’insegna del dentista con denti e dentiere bene in vista.
Chissà mai che un giorno non possa anche lui…
Improvviso un rullo di tamburi.
Il silenzio copre il brusio.
Una tromba, i clarini, l’orchestra è scatenata.
Ballerine e cantanti, colori sgargianti, luci colorate.
Canti, balli, musiche esotiche ed anche nostrane.
Ma, ahimè, dopo i primi entusiasmi, esaurita la curiosità, la serata ormai langue.
Noia e stanchezza nei volti degli spettatori, delusione negli attori.
Già qualcuno, la sedia sottobraccio, si è alzato.
Anche Cosimino, il novantenne che sogna la dentiera, è visibilmente annoiato.
Qualche schiamazzo.
L’assessore pensoso.
“Ed io che volevo proporre una serata dedicata alla cultura! Questa gente non merita nulla!”
Improvvisamente un’intuizione, o forse tutto era preparato.
Una ballerina, alta, mora, olivastra la pelle, i capelli lunghissimi, certamente la più bella e avvenente, fa un gesto inaspettato.
Il due pezzi del costume sgargiante privato della parte superiore.
Il reggiseno, tanti nastrini colorati, vola nel cielo.
I seni, tondi, giovani, provocanti, liberi in un’esplosione di innocente pruriginosa voglia di trasgressione.
Anche la vecchina si è svegliata.
Il bambino non vuole più il gelato.
Cosimino, mannaggia ai suoi novant’anni, che già si stava allontanando, si è letteralmente aggrappato alla ringhiera del balcone trattenuto a fatica dai nipoti allibiti…
Respinto il braccio di chi lo vuole trattenere, Cosimino inforca gli occhiali.
“Adesso sì che si comincia a ragionare!” esclama soddisfatto.
Il prete si allontana scandalizzato.
L’assessore ha ritrovato il sorriso.
Ancora una volta la “cultura” ha trionfato.

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