sabato 19 febbraio 2011

Libro 2011: IL GUARDIANO DELLO ZOO COMUNALE

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Allegria e malinconia salgono in cattedra
DOMENICA 13 FEBBRAIO 2011
Il nuovo libro di Renzo Romano
(l.m.) «Ditemi se le devo ancora insegnare queste cose o no. Forse, se i ragazzi non sanno più l’italiano, vuol dire che la scuola non ha più ritenuto che fosse il caso di insegnare l’italiano. Forse tutti in Italia (o meglio, in Europa) hanno deciso questo: che non è più utile insegnare la propria lingua, e si sono dimenticati di dirlo anche a me, e allora io sono l’ultima a fare una cosa che non interessa più nessuno». È un passo del nuovo libro della “prof” torinese Paola Mastrocola Togliamo il disturbo edito da Guanda. Un appello a salvare la scuola e i giovani.
Utile antidoto allo scetticismo che suscita oggi la scuola è il libro di un comasco, Renzo Romano, già docente di Matematica all’istituto Teresa Ciceri di Como ed editorialista del “Corriere di Como”. È Il guardiano dello zoo comunale (pp. 219). Un’antologia di «storie di scuola, allegre, malinconiche, dolenti» - recita il sottotitolo - che con i precedenti Le veline fanno bene alla matematica e Pitagora, il cane con il pallino della geometria costituisce un trittico. Tutto consacrato - tra facezie e sguardi nostalgici, amori platonici e non, e orgogliose rivendicazioni (un’opera del comasco Leone Leoni scoperta al Louvre durante una classica gita d’istruzione) - a quella costellazione di speranze e scartoffie, saperi e nozioni che va sotto il nome di “scuola”. Entità tanto reale e necessaria quanto, a volte, bizzarra.
Anche qui Romano adotta un registro polifonico. Si va dalla caricatura alla fotografia fedele, dal rimpianto alla pagina di diario. Fino alla consapevolezza che, si legge in uno di questi bozzetti di vita vissuta o semplicemente percepita tra banchi e lavagne, «la scuola è magico elisir di vita, volo inebriante sulle ali della fantasia». Mentre «la pensione è corsa a perdifiato verso il nulla».
Non c’è in effetti cartina al tornasole più efficace del punto di osservazione didattico per percepire il ruolo fondamentale del tempo nella vita degli esseri umani.
Al termine del suo percorso di scrittura, che demistifica e demitizza la scuola restituendone la verace e varia umanità, dopo tanto divertito e divertente peregrinare tra aneddoti curiosi e umoristici, slittamenti nella poesia e nel ricordo e ammiccamenti ad autori quali Piero Chiara, Erri De Luca e Giovanni Boccaccio, Romano ammette: «Scrivere storie di scuola è rivivere episodi arricchiti dalla saggezza del tempo e dalla lievità della memoria. I ricordi si affacciano sempre più prepotenti e vogliono farsi largo nella folla di pensieri allorché ci si appresta a raccontarli. Spingono i ricordi, si confondono con i sogni, non si distingue la realtà dalla fantasia».
Il che è poi la ricetta di ogni vero narratore. Che in questo caso, dicevo, non s’accontenta di un’unica modalità espressiva. Romano spinge spesso sul pedale dell’onomastica in senso fortemente ludico (con sapide trovate come il nordico istituto «Paga e Ciapa», l’istituto «Felice Zanzara» in località «Malaria», il prof «Sereno Camposanto»), sbircia dal buco della serratura per restituirci episodi esilaranti (su tutti, quello della preside libertina che coglie fior da fiore tra docenti e rappresentanti di libri, perché animata dal sacro fuoco del desiderio di maternità).
Ma non è questo libro il solito bestiario o stupidario “alla Marcello D’Orta”. Fa anche, Romano, un discorso molto serio. Che apre un dibattito sulla scuola di oggi. Ogni sua pagina ha lo scopo di restituire un sorriso bonario e illuminare quella routine quotidiana fatta di interrogazioni, commissioni, verbali e altre storie di ordinaria burocrazia che altrimenti apparirebbe troppo grigia.
Il volume, edito da Grisoni Sistemi Didattici di Como e illustrato dall’artista lariana Nikla Scotti, va chiesto nella sezione “Vetrina” del sito www.officinadellibro.it del Centro Professionale per Grafici “Villa Padre Monti” di Saronno.

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