venerdì 3 aprile 2009

Comaschi e tesori artistici

Lettera e risposta sulla posta dei lettori di domenica 29 marzo 2009 sul Corriere di Como

Al prof Romano,
le racconto un episodio a cui ho assistito ieri. Passando dalle parti di Porta Torre ho visto un gruppo di giovani davanti al liceo classico. Una guida illustrava la storia dell’edificio e delle colonne del porticato. Al termine, la guida, credo fosse un professore e i turisti una classe in gita, si è rivolta ad un passante per chiedere dove fosse la Torre Gattoni.
Questi era in grande imbarazzo, probabilmente perché non lo saapeva, finché è intervenuta una signora con un accento inequivocabilmente straniero che con grande naturalezza ha spiegato dove fosse e come arrivarci.
Ho deciso di fare un bel ripasso del pochissimo che ho imparato a scuola sul patrimonio storico e artistico di Como.
Faccio bene?
Nello Putto


Caro Nello,
non fa bene, fa benissimo a ristudiare la storia di Como.
Riscoprire la propria città regala sensazioni inaspettate.
L’episodio a cui lei ha assistito non è esaltante.
Ma non credo sia esclusivo dei comaschi sapere poco della proprio città…
Confesso che anche a me è capitato un episodio analogo, però sono stato più fortunato di quel passante.
Una giovane coppia con una cartina di Como sotto Porta Torre tentava di orientarsi con scarso successo.
Passavo di lì e la ragazza si è avvicinata e mi ha chiesto in inglese come arrivare in via Mentana dove secondo la guida doveva esserci Casa Terragni…
Il mio inglese non è di Oxford tuttavia me la sono cavata ed ho indicato loro il percorso per andare in via Mentana.
Poi li ho seguiti da lontano e così ho imparato, io comasco da due inglesi, che dalle parti del mercato c’è “Casa Terragni” e ho finalmente capito perché tutti i turisti giapponesi che passano di lì per recarsi in centro si fermano ammirati davanti a quel palazzo e scattano foto in quantità.
Mi reputo doppiamente fortunato.
Primo, perché se mi avessero chiesto dove fosse “Casa Terragni” sarei cascato dalle nuvole con relativa brutta figura.
Secondo, perché è stata l’occasione che mi ha indotto a riscoprire il grande architetto milanese, che tuttavia noi comaschi consideriamo nostro concittadino per le tracce che ha lasciato a Como del suo genio in palazzi, monumenti, asili, e in particolare per la “Casa del Fascio” attualmente sede della Guardia di Finanza.
Lei ha ragione, a scuola ben poco si parla dei tesori artistici della nostra città.
I nostri ragazzi, e non solo loro, sanno tutto dei musei di Parigi e Londra, ma quasi nessuno sa qualcosa della basilica di san Fedele o di Sant’Abondio…
Io credo che Como abbia tutte le caratteristiche per ritenersi una città turistica: il Cielo le ha ritagliato uno spazio di incredibile fascino, i grandi artisti del passato hanno lasciato un ricco patrimonio architettonico, gli amministratori locali dimostrano di essere sensibili al fascino dell’arte e della storia con opere di restaurazione e valorizzazione della nostra tradizione culturale.
Che Como sia città d’arte lo dice la frotta sempre crescente di scolaresche con professori al seguito che sempre più frequentemente avviene di incontrare per le vie della città.
Lo dimostra il numero di turisti stranieri sempre attenti a non perdere una sola parola della guida con il solito ombrellino colorato sollevato verso l’alto per non farsi perdere di vista dai più distratti.
Ottima occasione anche per noi le guide…
Io spesso mi accodo ad un gruppo a caso, possibilmente di italiani e ascolto attento riscoprendo un mucchio di cose sulla mia città che, forse un giorno mi avranno anche insegnato, ma adesso mi sembrano del tutto nuove.
Ieri mi sono accodato ad un gruppo davanti alla casa natale di Volta e finalmente ho scoperto dov’è la fatale (per quello sfortunato passante) Torre Gattoni.
Dove sia, caro Nello, non glielo rivelo. Non voglio toglierle il piacere di scoprirlo magari confondendosi in un gruppo di turisti o in una classe di studenti a zonzo per la città.
Grazie per la lettera
Cordialità

1 commento:

chiarodiluna2007 ha detto...

“Turisticando” con il Prof. Romano…
Oh caspita! Ho imparato qualcosa, leggendo questa sua risposta. E pensare che io, tanti anni fa,
quella Torre Gattoni la vedevo ogni giorno. Per due anni ho percorso il Vial Varese dall'inizio fino al fondo, era per la strada per il Caio Plinio. Era allora il lontano 1972/73 e 1973/74e non mi sono mai posta la domanda a cosa servisse quella Torre. L’unica conosciuta ed eventuale luogo d’appuntamento era Porta Torre. Ed oggi digitando in internet, per ricercare e curiosare
scopro nozioni interessantissime. Ha ragione caro professore: la storia della propria città alla fine, non la si conosce. E nomi o luoghi, palazzi con architetture, o rimanenze storiche, alle volte capita di scoprirle consultandole guide turistiche, magari stranire!!
Perché, forse, il luogo in cui si vive lo si abita e lo si “gira” come cittadino; invece sarebbe meraviglioso non dimenticarsi mai di osservarlo, camminando passo dopo passo, con l’occhio curioso con l’anima del turista. Esso apparirebbe come una piacevole e sorprendete novità.
Con stima. Chiarodiluna2007