giovedì 8 gennaio 2009

L'animo si specchia nel Cielo.
La pioggia dopo la neve conforta i disagi, ma non favorisce l'umore.
“Voglia di pianto” racconta un difficile pomeriggio d’estate davanti al computer in un luogo amatissimo ed odiatissimo…

VOGLIA DI PIANTO
Perchè tanta voglia di pianto?
Mi accorgo che c’è squilibrio tra me e quello che mi circonda.
Non c’è armonia, allora le lacrime si propongono quale pietoso aiuto per annullare la discrasia di umore tra i pensieri che confusi sgomitano nella mia mente e la ridda di sensazioni che l’ambiente sollecita in me.
Ma neppure il pianto riesce a calmare la sete di un’anima che si tormenta e tormenta chi la circonda sia pure di attenzioni.
Io amo e odio questi luoghi.
Li amo perché la mia memoria si è forgiata su di essi.
Li odio perché i miei ricordi scorrono su binari levigati dal dolore più lacerante, ripercorrono su e giù per i tristi viali ogni istante del mio arrancare faticoso nel tempo.
Il fruscio degli ulivi è un canto accorato che mi spezza l’anima, l’informe nuvola disegna il volto tanto amato, il silenzio è attesa spasmodica del frastuono.
Il tic tac dei tasti è musica stonata incapace del minimo conforto.

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